Tra i raggi di sole che illuminano l’autunno, ci sono questi bellissimi fiori gialli. Di che si tratta? È il famoso topinambur, uno dei rari tuberi che troviamo anche allo stato selvatico, alto oltre un metro e 50 e molto scenografico. Se per il momento possiamo goderne i bellissimi fiori, da dicembre potremo iniziare a raccogliere i tuberi, muniti di una buona vanga perché crescono a ben 30cm di profondità!
Chi non lo conosce deve assolutamente scoprirlo. Nel 2002, la vellutata di topinambur fu premiata quale miglior zuppa di verdure al festival delle tradizioni gastronomiche di Nizza. Originario del Canada, questo piccolo tubero rosa dalla polpa bianca fu importato in Francia nel 1904 dall’esploratore Samuel Champlain, e pochi anni dopo giunse nel Giardino Farnese di Roma, con il nome di Girasole articocco. La parte aerea della pianta somiglia molto a un girasole, ha foglie ellittiche e raspose e uno stelo altissimo. Benché i fiori siano più piccoli e numerosi, sono dello stesso giallo intenso e appariscente, e seguono il movimento del sole. Helianthus deriva dal greco e significa proprio gira-sole, e tuberosus si riferisce ai tuberi, principale organo riproduttivo della pianta. Il nome volgare di Topinambur invece ha una storia insolita: sembra che mentre il tubero era esposto in Vaticano tra le novità del nuovo mondo, un membro della tribù brasiliana dei Tupinambà sia giunto in visita, e che un corto circuito di tipo giornalistico sia valso alla pianta questo strano nome, oggi in uso in ben 6 lingue diverse. Era certamente una risorsa alimentare molto importante per i popoli nativi del Nord America, e lo fu anche in Europa specialmente nei periodi di carestia, poi cadde in disuso diventando una pianta da foraggio, peraltro molto apprezzata dai maiali. Oggi, vive un periodo di intensa riscoperta: viene coltivato e venduto come verdura in gran parte della Francia, in Italia lo troviamo nei negozi biologici o di gastronomia. Nella regione tedesca del Baden-Württemberg, fermentando il tubero si produce una sorta di vodka dal sapore fruttato e nocciolato, piacevolmente terroso, che è talmente in voga da assorbire il 90% dei raccolti di questa pianta.
A differenza delle patate, i topinambur si possono benissimo consumare crudi, anzi appaiono in molte ricette come quella della bagnacauda piemontese. Sono buoni anche gratinati a lamelle, ma da provare assolutamente in forma di chips, buone quasi quanto quelle di platano. Potete saltarli in padella trifolati come i funghi o prepararvi una vellutata invernale. Infine con la radice di bardana e un finto ragù potete farci lo spezzatino vegan, perfetto per condire la polenta. Questa ed altre piante verranno esplorate nei prossimi corsi!